Comune appartenente all'Ente Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni.

Municipio Via Garibaldi, 5 84020 (SA)   tel. 0828 962003     fax 0828 962110

Comune con circa 1600 abitanti. Sorge alle pendici del Tempa Aquara a sud ovest dei monti Alburni, sulla destra del medio Calore, nel Cilento. Fa parte del Parco del Cilento e Vallo di Diano.

E' collegata dall'autostrada Salerno-Reggio Calabria, svincolo Battipaglia. Usciti dallo svincolo si prosegue sulla S.S. 18 per Km 19, si devia poi sulla S.S. 166 per Km 27 ed infine ci si immette sulla Provinciale 44.

 

 

Cenni Storici:

Le sue origini sono molto antiche. Fu infatti fondata dai Greci, come attesta il ritrovamento di monete ed altri oggetti dell'epoca e seguì poi le sorti di Roma. Nel Medioevo fu cinta con mura e torri che furono in parte distrutte nel 1246 dall'esercito imperiale di Federico II, in seguito alla congiura di Capaccio. Durante il dominio aragonese le mura e le torri furono rifatte ed ampliate. Nel 1521 la Rocca fu adibita dal barone Matteo Comite a residenza personale e custodita da una compagnia di soldati aragonesi. Lo spazio antistante la Rocca era recintato e qui i soldati baronali ed i giovani del paese si divertivano in giochi ed esercizi militari a cavallo e a piedi. Aquara fece parte del ducato longobardo di Benevento e poi di Salerno.
Pare che Gisulfo, ultimo duca longobardo di Salerno, abbia concesso il paese in feudo a suo fratello Pandolfo (da alcuni chiamato anche Landolfo), come narra il cittadino aquarese padre Aquario Peduto. Questi, nella sua opera "Selva di varie storie", sostiene che Aquara si ribellò a Landolfo. Suo fratello Gisulfo inviò allora contro la cittadina un piccolo esercito armato di una macchina, detta la "pietraia", costruita dall'architetto Gilielmo. I soldati si accamparono attorno all'abitato contro cui scagliavano, durante il giorno, grandi pietre. Molte case rovinarono provocando numerose vittime. Dopo qualche settimana i cittadini in processione si recarono all'accampamento recando doni e chiesero perdono a Landolfo, che lo concesse.
Pare che alla morte di Pandolfo, Aquara sia passata ad Euferio, della valorosa famiglia Comite. Ad Euferio successe Lampo e a questi Tancredi d'Altavilla. Ma il primo barone di Aquara storicamente accertato è Guglielmo da Postiglione, al quale successe il figlio Tancredi. Alla morte di questi, in mancanza di figli maschi, successe il genero Pandolfo Fasanella, che ne aveva sposata la primogenita Alessandrina. Durante l'esilio di Pandolfo, per la congiura contro Federico II, Aquara fu assegnata a Giovanni da Procida, il quale fu Gran cancelliere e Gran Protonotario di re Manfredi, figlio naturale di Federico II che lo aveva avuto da Bianca Lancia e successore del fratellastro Corrado IV, deceduto nel 1254.
Con la vittoria dei Francesi su Manfredi nella battaglia di Benevento (1266), Pandolfo fu reintegrato nella sua contea.
Il 22 febbraio 1433, il re Alfonso d'Aragona nominò barone di Aquara Amerigo Sanseverino; successore ne fu Gaspare, quindi il fratello Antonello, secondogenito e alla sua morte, nel 1476, successe il terzo fratello Guglielmo.
Questi nel 1487 fu privato della baronia perché coinvolto nella congiura dei baroni contro i re aragonesi e Aquara passò alla dipendenza del Regio Demanio.
Un castelcivitese, Giulio De Scortiatis acquistò Aquara nel 1512 dal re Ferdinando D'Aragona ma ne venne scacciato perché partigiano dei Francesi, nello scontro tra Luigi XII di Francia e Ferdinando II d'Aragona. Il comandante generale delle forze spagnole Consalvo di Cordova, in nome e per conto del sovrano, nominò Ettore Fieramosca barone della cittadina il 17 dicembre 1504. Per Aquara questo valoroso condottiero resta il feudatario più caro e apprezzato.
Qui visse anche padre Ivone, filosofo neoplatonico, i cui scritti sono conservati nella Certosa di Padula. Aquara fu anche piazza della predicazione benedettina. Ultimamente è stato dato alle stampe un Regesto delle leggi vigenti ad Aquara nel 1461.
Si narra che vi nacque San Lucido, suo protettore.
 

 

 Cosa vedere:

All’ombra dell’antica rocca del Castello, che domina dolci declivi collinari, si adagia Aquara. In perfetta sintonia con le linee tracciate da una natura armoniosa e di un passato ancora in tatto, il Castello ricorda i periodi più gloriosi del borgo. Ancora oggi, al suo interno, si possono ammirare due belle fontane in pietra e le ariose decorazioni dipinte sotto la volta dell’ingresso. Nel 1746, infatti, lo stuccatore Nicola Capezzoli elaborò la cona di stucco della nicchia absidale, entro cui è custodita la scultura del Santo, realizzata nello stesso periodo. Un ulteriore restauro della chiesa fu portato a termine entro il 1938, anno in cui il pittore fiorentino Ugo Bargellini, ne decorò la cupola dell’abside con gli affreschi raffiguranti la Visitazione, la Natività, la Fuga in Egitto, la Presentazione di Gesù al Tempio, l’Assoluzione e l’Incoronazione della Vergine. Appartennero alla scultura cinquecentesca della chiesa, il pulpito, eretto su 4 colonne scanalate, con capitelli ionici, e tre sculture in pietra arenaria venuti alla luce durante i lavori degli anni Trenta del Novecento; tali opere murate dentro l’altare settecentesco, a quell’epoca rimosso, raffiguravano la Vergine col Bambino, il Buon Pastore e San Nicola. Quest’ultima scultura fregia una delle facciate dell’imponente campanile, che si eleva sul lato est della chiesa, al di sopra di un arco tardo-normanno. Dalla piazza, proseguendo per corso Garibaldi e imboccata via Carmine, si sale sul piazzale della chiesa di Santa Maria del Carmelo, già esistente nel 1583. Essa era parte integrante del convento dei Padri Carmelitani, soppresso nel 1652 con la bolla instaurandae di Papa Innocenzo X. La chiesa conserva, attualmente, della statue lignee e in cartapesta e due dipinti settecenteschi: la Crocifissione e la Vergine della Grazie con San Francesco di Paola. Edificata agli inizi del XVII secolo, la cappella di San Rocco fu ampliata dall’universitas nel 1656, in tempore pestis, periodo in cui venne anche scolpita la statua del Santo. A valle del paese, sorge la chiesa di Santa Maria del Piano, eretta, come si racconta, per volontà di San Lucido, tra il 1020 e il 1030. Il tempio subì dei rifacimenti: il primo nel 1788 e l’ultimo, a spese degli aquaresi residenti in America, nel 1904. Al soffitto vi è il dipinto del Bargellini, raffigurante la Gloria di San Lucido, patrono e cittadino aquarese; l’opera, del 1938 era stata originariamente eseguita per la volta della navata centrale di San Nicola. A poca distanza da qui, si ergono i ruderi dell’Abbazia benedettina di S. Pietro, presso cui recenti e brevi campagne di scavo hanno consentito di individuare anche l’impianto di una villa rustica di età romana, forse risalente alla fine del secolo I a.C.

 



Fiere feste e sagre:

Festa patronale di San Lucido; 28 luglio.

Festa di San Rocco; 18-19 agosto.

Processione con fiaccolata in onore della Madonna del Piano; 12 setembre.

Festa di San Pietro; 29 giugno.

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