Sant'Angelo a Fasanella

 


 Comune appartenente all'Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Municipio tel. 0828 961006     fax 0828 961346

Conta circa 700 abitanti. Ridente e verdeggiante, San­t'Angelo a Fasanella sorge alle falde Sud-Orientali dei monti Al­burni a 650 metri sul livello del mare ed è bagnato dal fiume omonimo che sfocia nel fiume Calore, si trova a 30 Km dall'autostrada A3, uscita al casello di Polla, oppure è raggiungibile mediante la nazionale S.S. 166 (bivio di Corleto Monforte). La stazione più vicina è quella di Capaccio Scalo sulla linea Napoli-Reggio Calabria.

 

 Cenni Storici:

Il nome Sant'Angelo a Fasanella trae origine dall'unione di Fasanella, antica città distrutta da Federico II di Svevia, con il casale di Sant'Angelo. Il suo stemma è costituito infatti da un fagiano, rappresentante il casale omonimo. Il nome Fasanella deriva da Phasis, antica città greca e nome di un fiume al confine tra l'Asia Minore e la Colchide.

L'antico centro sorgeva in località S. Manfredi a circa 3 Km dall'attuale centro urbano e di esso sono rimasti i ruderi di un antico castello e quelli della chiesa di S. Pietro. Nel 1246 fu distrutta da Federico II per punire Pandolfo Fasanella, al quale furono poi restituiti tutti i suoi possedimenti grazie all'allenza con Carlo I d'Angiò. Di stampo ed origini medioevali, fu feudo dei San Severino e dei Capece-Galeota; quindi appartenne ai Giovine ed alla potente famiglia dei Caracciolo.

La sua stella brillò di ardente patriottismo nell'Ottocento quando, in vista ed in funzione dell'Unità d'Italia del 1860, fu proprio Sant'Angelo a Fasanella ad innescare nel salernitano la scintilla della rivolta.

 

Cosa vedere:

Alla Grotta dell’Angelo si accede attraverso il portale in pietra, attribuito alla mano di Francesco da Sicignano. L’artista lo scolpì alla fine del Quattrocento, elevandone la severa struttura rinascimentale su due leoni di più arcaiche memorie medioevali.All’interno, la Grotta appare, come per incanto, chiara di luci, nella sua vertiginosa altezza. E’ assai suggestivo il pavimento in cotto, segmentato, simmetricamente, da maioliche napoletane e risalente al 1614, data incisa sul pozzo, a destra dell’ingresso. Di fronte all’entrata, sono visibili il cenotafio dell’abate Francesco Caracciolo del 1585, e, poco discosto, l’altare con il dipinto de l’Immacolata, oscillante tra empiti manieristi e magniloquenze barocche.Nella parte posteriore di quest’altare, si apre un anfratto di circa venti metri, che accoglie due nicchie con Madonne murate: la prima risale alla fine del XIII secolo, la seconda alla fine del XIV secolo.Nella parte più interna della Grotta sorge l’altare di San Michele (con la secentesca scultura in marmo del santo), che quasi nasconde due sagome a forma d’ali. Secondo la leggenda, sono le impronte di quel santo, quando apparve, per la prima volta, in questo luogo. Uscendo, sulla destra, troviamo i ruderi del complesso abbaziale benedettino, che sorse intorno a l’insegnamento rupestre con l’annessa chiesa dedicata all’Assunta.La chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, sorge di fronte al Castello. Il suo ingresso è costituito dal portale rinascimentale e da un portone in legno, opere del 1518 attribuite a Francesco da Sicignano. Questo scultore avrebbe, probabilmente, realizzato sia le dieci colonne e gli altrettanti capitelli scolpiti in “pietra gentile”, che ornano la navata centrale della chiesa, sia il monumentale tabernacolo, ubicato nel fondo della navata destra. L’assetto attuale della chiesa risente degli interventi portati al termine entro il 1712, periodo in cui, un pittore all’ariosa vena giordanesca, dipinse le Storie della Vergine, sulle pareti della navata centrale. Si segnalano, per il loro notevole interesse artistico, il cassettonato a lacunari, realizzato tra il 1633 e il 1707;Il dipinto su tavola tardo-cinquecentesca, raffigurante la Vergine del Rosario con i Vincitori di Lepanto; la scultura di San Michele Arcangelo, risalente al 1720, e attribuita a Giacomo Colombo. Di fattura assai pregevole, sono, poi, il secondo altare della navata di destra scolpito in fastose forme barocche nel 1691, e l’altare maggiore e l’organo, costruiti nel 1738 e il 1740. In sagrestia, si ammira il dipinto manierista del 1606, raffigurante la Circoncisione, e proveniente dalla chiesa del Nome di Dio. Vicino alla parrocchiale, si innalza il castello di origine medioevale, riedificato a partire dal XIV secolo e nel quale sono chiaramente visibili interventi provvisionali del XVII e XVIII secolo. Nell’attuale centro abitato sorge l’edificio dell’ex Monastero del Carmelitane Scalze, fondato nel 1727. Nell’annessa chiesa, ad unica navata, rigorosamente povera, si conserva la scultura di Santa Teresa col puttino che le ferisce il cuore, opera del 1757, realizzata, per quaranta ducati, dallo scultore Pietro Nittoli, su commissione di Giuseppe Martinez.Nella chiesa di San Francesco, si conservano dipinti e sculture di notevole valore artistico. Tra esse spiccano quel de l’Immacolata, datata 1723 e collocata sull’altare maggiore, e quella de la Pietà con Cristo Morto, capolavoro di plastica nordica, ascrivibile alla produzione tardo-gotica del XV secolo.Seguendo per circa quattro chilometri la strada Sant’Angelo-Petina e percorrendo un sentiero segnalato dalla Comunità Montana si giunge a Costa Palomba.Qui si può ammirare la figura de l’Antece, scultura rupestre intagliata nella roccia e databile tra il terzo e primo millennio a.C.  Essa ritrae in guerriero con corta tunica, in atto di scagliare una lancia serrata nella mano destra.




Fiere Feste e Sagre:

Suggestivi sono i canti proces­suali, in particolare quelli in ono­re della Madonna della Monta­gna in quanto tutti i partecipanti portano un bastone la cui som­mità è addobbata con felci. La festa principale ricorre l’8 maggio, giorno in cui si festeg­gia S. Michele Arcangelo, patro­no del paese.

Caratteristiche sono le «ariette» santangiolesi e le serenate, anco­ra oggi fatte in occasione di un fidanzamento o di un matrimo­nio.




Attività:

La popolazione è dedita prevalentemente all'agricoltura ed alla pastorizia, infatti si producono cereali, olio, vino e formaggio che costituiscono buona parte dell'economia locale.

 

Comune appartenente all'Ente Parco Nazionale del Cilento,Valle di Diano e Alburni.

 

Comune appartenente all'Ente Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni.

Municipio Via Marconi, 1 84027 (SA)

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